di Alessandro Fabrizi
Foto: Selena Franceschi
"ORA", così si intitola il libro nato dall'appello lanciato da Aurélien Barrau e Juliette Binoche, un astrofisico e un'attrice, a cui hanno aderito artisti, scrittori, filosofi e scienziati da ogni parte del mondo.
È un appello al potere politico affinché si prenda le sue responsabilità di fronte alla gravità della situazione che climatologi e biologi cercano di portare ai nostri occhi.
Un appello pre-covid che nel post-covid parla ancora più forte: il riscaldamento globale, la diminuzione degli spazi vitali, la drastica riduzione della biodiversità, l’inquinamento profondo dei suoli, dell'acqua e dell'aria... l'affondamento è in corso.
Chi, come noi, non detiene potere politico, può immaginare... e proporre pratiche e stimoli per attivare la mente a guardare fuori, a guardare al mondo, al pianeta, con uno sguardo non più predatorio ma dialogico, volgendo il linguaggio dell'uomo a un dialogo con l'ambiente, con eco, affinché eco - la casa, la terra - non sia considerato come territorio di conquista, ma un interlocutore provocatorio e ricco di suggestioni.
Foto d'archivio
Il logos, il linguaggio, dell'arte, della scienza, della cronaca è la colla che mette insieme i soggetti che vogliano operare nel mondo.
Il logos dell'arte e della scienza potrebbe essere una delle armi per rivalutare spazi e strutture che lo sviluppo selvaggio e sfrenato ha schiacciato in questi decenni, soprattutto in realtà e comunità più deboli e più esposte.
La Festa di Teatro Eco Logico è un simposio, un convivio di arti performative e scienza, letteratura e cronaca, conversazioni e azioni aperto all'investigazione delle seguenti questioni:
1. ECO-LOGIA, il Logos si rivolge all'Eco.
Alla Festa di Teatro Eco Logico si incontrano annualmente artisti e scienziati, giornalisti e filosofi, scrittori e operatori umanitari.
Si incontrano intorno a un tema di cui esplorano le sfaccettature dal proprio punto di osservazione, proponendo agli altri partecipanti e al pubblico incontri "a spina staccata", vale a dire senza utilizzare la corrente elettrica per l'illuminazione e l'amplificazione del suono (voce umana o strumenti musicali), esponendo, per così dire, alle intemperie il proprio discorso (artistico o scientifico, filosofico, letterario o cronachistico). E la Natura fa così la sua parte, esaltando, disturbando, arricchendo o complicando la performance.
A volte l'intervento naturale è "temporizzabile" - e lo spettacolo di danza finirà esattamente nel momento il cui il sole, tramontando, tocca la linea dell'orizzonte del mare (è accaduto con la compagnia di danza Cuenca-Lauro).
Foto: Alessandro Fabrizi
A volte è imprevedibile, anche se a suo modo appropriato, come quando nel corso di una performance site-specific della Tempesta di Shakespeare un'onda del mare ha travolto spettatori e attori.
Si presenta così per l'artista l'occasione di operare senza quinte, senza scenografie, senza cambi buio/luce, senza luci artificiali, senza effetti luce o sonori - all'aria aperta, a porte aperte, con gli interventi più o meno prevedibili della natura, su spiagge dove la gente prende il sole o fa il bagno, in boschetti dove passano i bambini.
Le entrate e le uscite sono suggerite dal luogo, così come lo è la prossemica e la relazione con il pubblico.
Abitanti e villeggianti sono liberi di assistere alle prove e di attraversare la scena nel corso della performance; abitanti e villeggianti sono liberi di chiedere di partecipare alla performance.
Il mondo è il palcoscenico e tutto il mondo è teatro, e tutti gli uomini semplici attori... Come attore è il vento, il sole, la luna e gli innumerevoli versi degli uccelli.
Lo spettatore è invitato a distrarsi, a guardarsi intorno, a creare relazioni. Il teatro entra nel paesaggio, diventa paesaggio - era il sogno di Gertrude Stein! - e allo spettatore non è imposta un'attenzione coatta ma un gioco di editing tra le suggestioni di quello che osserva, che sia ad arte o di natura.
La provocatoria idea di teatro-paesaggio di Stein è stata in vario modo intrinseca nel lavoro di alcuni grandi maestri del Novecento, da Robert Wilson a Luca Ronconi, che più volte ha dichiarato che la lunga durata dei suoi spettacoli aveva appunto anche la funzione di permettere allo spettatore di distrarsi e rimontare nella sua mente il paesaggio drammatico.
E la possibilità di distrarsi, di accedere all'evento teatrale in una relazione dinamica, aperta, inerente alla vita è stata una caratteristica del teatro dalle 'giornate' delle tragedie greche, durante le quali gli spettatori mangiavano e dormivano, agli andirivieni del pubblico al Globe nei giorni di Shakespeare.
Il grande teatro non è mai stato concentrazione coatta.
Nella modalità praticata alla Festa di Stromboli lo spettatore è invitato a farsi paesaggista, a cogliere cioè le relazioni degli elementi naturali del paesaggio con il logos umano.
Foto: Selena Franceschi
In questa modalità inoltre l'uomo è da una parte collocato nuovamente al centro della performance dal vivo, spogliata dei suoi effetti tecnologici, ma è calato in un contesto più grande, diventa parte naturale di un paesaggio naturale.
In questo modo il teatro, o qualunque altra performance, diventano una pratica di revisione dell'antropocene, di un ridimensionamento dell'intervento impositivo dell'uomo e di una esaltazione della relazione uomo-natura, logos e eco, eco-logia.
Il senso della scoperta, del cercare e forse trovare la bellezza dell’irripetibilità dell’evento o dell’incontro in natura è un punto di forza di questa esperienza.
Il dialogo non è sempre tranquillo: eco e logos a volte si esaltano a vicenda, a volte si scontrano. Ma non vale imporre il logos sull'eco - o quanto meno, si è rivelato devastante.
2. INTER-NAZIONALITA', cosa c'è oltre le nazionalità
Il grande valore della cooperazione culturale internazionale è anche datore di paesaggio, di creazione di spazio: cosa c'è TRA le NAZIONALITA', cosa cade tra i popoli, cosa accade, quali frizioni, quali incontri, quali scontri.
Internazionalità significa creare spazi dinamici fra poli diversi, spazi incerti, mobili, animati e animosi.
Avviare processi di inter-nazionalizzazione, soprattutto oggi alla luce della crisi generata dall’emergenza sanitaria del Covid-19, significa cooperare, mettere in contatto e costruire dialoghi duraturi tra comunità e contesti locali.
Significa darsi il tempo di sperimentare, conoscere e progettare insieme modelli culturali sostenibili, e inoltre nutrire quello spazio tra nazioni che diventa inter-locale, di cui gli attori possono essere le città, le aree più periferiche e le comunità che le popolano.
Cooperazione può volere dire la messa in gioco di diverse caratteristiche culturali, in un play dove gli attori sono diverse culture, diversi approcci, diversi elementi che fanno 'drama', azione drammatica.
Con-versazione: nello spazio TRA le nazioni/comunità si riversa il miscellaneo, il molteplice, a creare il teatro del mondo.
L'esposizione alla Natura offre un terreno scomodo e perturbante (un- canny, un-heimlich) che si rivela non-indifferente (secondo la definizione del grande cineasta e teorico russo S.M. Eisenstein) e al tempo stesso mette l'uomo, di qualunque nazionalità, sullo stesso terreno, in senso letterale: sulla Terra.
3. INTER-DISCIPLINARIETÀ, arte-scienza-cronaca
Nella prospettiva del dialogo di mutuo arricchimento, di attivazione di una sensibilità per la messa in relazione di diversi oggetti e di diversi punti di vista, si offre il paesaggio composito della interdisciplinarietà.
La prospettiva storica ci può fare cogliere la relazione, il sotterraneo reciproco ascolto di visioni, sensazioni, intuizioni provenienti da diverse discipline, nel confrontare, a mo' di esempio, la teoria della relatività con il movimento cubista.
Perché non attivare anche nella contemporaneità questo scambio di visioni, questa estetica interdisciplinare della comprensione dei fenomeni e del mondo, questa capacità dell'artista e dello scienziato, del giornalista e dell'operatore umanitario di captare lo spirito del tempo e le sue rivelazioni?
Anche in questo caso ciò che conta è guardare, ciò che conta è ascoltare: trovare, non imporre.
4. CONVERSAZIONE TRA CULTURE LOCALI vs. GLOBALIZZAZIONE, imitazione-ispirazione
Una cosa che abbiamo registrato alla luce della crisi generata dal diffondersi del Covid-19 è che siamo quanto mai interconnessi su scala globale e che la cooperazione è un elemento imprescindibile per poter creare un ‘mondo migliore’.
L’emergenza ha reso evidente che il nostro operato di artisti, istituzioni e professionisti culturali si colloca tra le abitudini locali e le tendenze globali, in un rinnovato spazio glocale che mette al centro la varietà di realtà locali e cittadini che, come in una mappa stellare, sono connessi tra loro.
Qui convivono diversi personaggi, i plot ed i sub-plot, le differenze, i diversi obiettivi, le molteplici strategie, le varie nature, tutti gli elementi.
A Stromboli - una piccola isola, minuscola, vive una realtà cosmopolita.
Gli artisti, gli scienziati, gli scrittori e i cronisti che intervengono alla Festa sono invitati a cogliere le profonde radici della realtà locale (dal villaggio di 4000 anni fa recentemente riscoperto dall'archeologia alle tradizioni più antiche - le majare - alla cronaca del secolo scorso - la grande emigrazione) per metterle in dialogo con fatti e costumi del nostro tempo, dei nostri giorni, dei tanti popoli che hanno fatto e fanno la storia e la cultura di questo cono infuocato in mezzo al mare.
Il vulcano - Iddu - ha una fortissima personalità. Sbarcati sull'isola, con lui bisogna fare i conti.
Iddu sta lì a ricordare all'uomo la sua esistenza precaria.
Non si fa imporre niente - qualunque tentativo sarebbe uno spreco, un peccato.
L'isola invita all'ascolto della realtà locale per aprirsi al viaggio, per migrare ovunque, partendo dal piccolo, dal contingente, dall'isolato. Come per Chance Giardiniere in Oltre il Giardino...
Immaginiamo dunque di porre in primo piano la rivelazione di una comunità locale che si allarga nel dialogo acquisendo nuovi ‘ospiti’ e nuovi interlocutori, nuove modalità per riappropriarsi di parti abbandonate o degradate del territorio e delle sue strutture storiche restituendole alla creatività collettiva.
5. NETWORK, tessere la tela
La tela, o la rete, di questo paesaggio di azione, è intessuta da un confronto di realtà locali, attraverso una ricognizione di realtà siciliane e del meridione in genere, che si apre all'Europa e al mondo. Un paesaggio.
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