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Organizzare meraviglia

Aggiornamento: 9 nov 2022

Sono sbarcata a Stromboli, per la prima volta, nell’estate 2015, all’alba di un caldo giorno di luglio. Da due anni mi raccontavano dell’avventura di realizzare un evento di teatro, arte, danza, senza l’uso della corrente elettrica. Ero completamente affascinata. Per un’organizzatrice teatrale, il sogno è quello di potersi occupare di un evento unico e diverso da quelli già programmati da altri. La proposta di diventare io la responsabile della Festa mi attirava, ma il fatto che si chiamasse “Festa” e non “festival” la diceva lunga sul fatto che non sarebbe stato un lavoro come quelli che avevo già svolto.

Prima di accettare, volevo vedere con i miei occhi di cosa si trattava.

Il mio lavoro è quindi iniziato con una vacanza esplorativa. Appena arrivata, dopo un lungo viaggio notturno di nove ore da Napoli, la visione di un’Isola meravigliosa ma ancora abbastanza selvaggia ha confermato che non solo il posto fosse bellissimo ma anche difficile da gestire. Stromboli è un’isola unica, fragile, che va tutelata e che non favorisce un lavoro di pianificazione di tanti eventi concentrati in un’unica settimana. Una vera sfida che va ben oltre le conoscenze teoriche e le passate esperienze.

In generale, non esistono regole per organizzare un festival, solo accorgimenti. L’esperienza aiuta a prevenire e prevedere cosa sarà necessario affinché tutto avvenga in tranquillità e sicurezza. La gestione dell’imprevisto è una dote importante per chi fa il mio mestiere, e a Stromboli ancora di più. Puoi solo contare sui tuoi compagni di lavoro, di cui ti devi fidare, e della Comunità degli abitanti dell’isola.

Ricordo un anno in cui, mentre stavamo per attraccare al porto, uno stagista, con cui avevamo avuto numerosi incontri preparatori, vedendo un’eruzione, mi ha chiesto preoccupato se stavamo veramente andando su un vulcano attivo. E’ stato lì che mi sono resa conto che per quanto ci posso provare, è difficile spiegare in cosa consiste il lavoro e la vita sull’Isola. Ognuno ha i suoi tempi per abituarsi e deve trovare il proprio ritmo.

La progettazione della Festa non ha un inizio, è come se fosse un flusso continuo iniziato nel 2013. Negli anni l’evento è cresciuto e con esso le idee, gli artisti coinvolti e il pubblico. Chi c’era nelle prime edizioni racconta di spettacoli fatti per 20 persone, ora il pubblico arriva anche alle 250/300 presenze. Ma le modalità di messa in scena e lo spirito che animano i progetti sono sempre le stesse, fedeli all’idea di lasciare all’Isola il suo ruolo non solo di scenografia ma anche di protagonista. È Stromboli a dettare modi e tempi per gli spettacoli.

Nel mese di maggio il lavoro organizzativo sembra quello di un tour operator. Bisogna organizzare viaggi e pernottamenti per tante persone, che arrivano da tutto il mondo. Le navi da Napoli non sono giornaliere, siamo vincolati a programmare gli eventi anche tenendo in considerazione questo fattore. E se malauguratamente un ospite straniero perde un aereo, e quindi tutte le coincidenze di navi e treni programmate, per farlo arrivare tocca farlo sbarcare a Catania e farlo accompagnare con un taxi a Milazzo, che si trova a due ore di distanza. Non è un’ipotesi… è realmente accaduto! Ricordo con orgoglio come non mi sia fatta prendere dal panico per risolvere l’inconveniente. È costato tanto ma lui è arrivato, ed era Bruce Myers.




La semplice spedizione di un pacco deve essere programmata con settimane di anticipo, il telefono e la rete internet non è presente su tutta l’isola, basta un vento sfavorevole per impedire alle navi di attraccare al porto. Non ci sono autobus, solo apette e taxi elettrici, devi prepararti a correre come una trottola da un capo all’altro dell’Isola. E’ capitato spesso di aver dovuto attivare una staffetta tra gli artisti per farci portare delle banali cartucce per le stampanti, introvabili sull’isola. Chi arriva per ultimo deve spesso caricarsi risme di carta bianca. Anche la chiusura del dépliant e del manifesto dovrebbe avvenire almeno un mese prima per avere il materiale in tempo, ma dato che non riusciamo mai a rispettare la scadenza, ci troviamo sempre costretti a dividerci chili di carta da potare con noi in viaggio.

Organizzare la Festa di Teatro Eco Logico mi ricorda, ogni anno, che per quanto tu possa progettare, programmare, devi sempre essere pronto a cambiare tutto, anche fino a pochi secondi prima dell’inizio dell’evento.

Non esiste la perfezione programmata, ma solo la bellezza di quello che lasci accadere davanti ai tuoi occhi, un mix della bravura di chi si esibisce e della natura intorno che partecipa alla realizzazione dell’evento, ma può anche essere ostile. Una mareggiata può rendere inagibile uno spazio e far sparire la spiaggia in cui si doveva svolgere lo spettacolo. Ogni mattina le nostre riunioni sono una task force in cui cerchiamo di prevedere e prevenire l’impossibile. Preziosa e indispensabile è la rete che abbiamo costruito con la Comunità dell’Isola. Sono sempre tutti pronti ad aiutarci, a risolvere e rendere reali le nostre idee, aprendoci case, giardini e aiutandoci in tutti i modi.

Ogni volta che lavoro per un altro Festival sorrido a vedere come mi vesto per presenziare agli eventi: tacchi, trucco perfetto, capelli in ordine. E mi rivedo a Stromboli, quando con i miei compagni di avventura ci prepariamo con le scarpe rigorosamente basse, i capelli arruffati per via del vento e della salsedine, un abbigliamento comodo pronti a correre per risolvere questioni. Lavoriamo 18 ore consecutive, ma incredibilmente abbiamo un’energia e una forza indistruttibili. Mi sono interrogata spesso su come sia possibile, e credo che abbia ragione chi dice che l’energia sprigionata dal vulcano attivo si riverberi anche in noi.

Io ho un rito. Ogni mattina all’alba scendo a fare un bagno in mare. E’ il mio modo di immergermi nella natura di Stromboli e scaricare lo stress. La bellezza cancella sempre la stanchezza di dieci giorni di eventi.




Mi trovo a scrivere queste righe dopo un anno in cui siamo stati costretti a rimandare la Festa del 2020 a causa della Pandemia. La nostalgia e la voglia di tornare sono mitigate dal fatto che la scorsa estate sono comunque andata a Stromboli, per la mia prima vera vacanza. E ho sentito forte quanto la nostra Festa sia ormai parte di quel luogo. Me lo hanno detto gli strombolani, ce lo ha detto chi del pubblico è voluto andare lo stesso. Ce lo diciamo noi, che nel realizzare e organizzare ritroviamo il senso del nostro lavoro. Ognuno dei miei compagni di lavoro è indispensabile, perché ha la conoscenza del posto e lo spirito giusto per affrontare questa avventura.

Dopo anni di esperienza nell’organizzare la Festa di Teatro Eco Logico, posso affermare con certezza che qui il teatro lo possiamo fare solo alla presenza del pubblico e degli artisti, che ripetono il rito alle pendici del vulcano. Farlo in un altro modo, in un altro luogo, non avrebbe lo stesso senso. È per questo che non ci siamo mai fermati, e siamo già al lavoro per l’edizione che io chiamo “2020+1”, perché è una prosecuzione di quanto avevamo preparato per la scorsa estate. L’incertezza è ai livelli massimi, ma siamo pronti a ridare vita alla magia.

Insieme.


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